Work-Life Balance: il benessere del dipendente è un successo per l’azienda.

14 Luglio 2023

Intervista a Mara Cattini, responsabile Risorse Umane di Fluida Europe

Il work-life balance, o semplicemente l’equilibrio tra lavoro e vita privata, è un concetto che negli ultimi anni ha iniziato ad avere sempre più peso, non solo come ago della bilancia per la scelta del luogo di lavoro da parte delle persone, ma come un indicatore critico della qualità della vita. Mentre le linee tra la vita personale e professionale diventano ogni giorno più sottili, soprattutto con l’emergere del lavoro da remoto, riuscire a garantire ai dipendenti un ottimo equilibrio psicofisico diventa sempre più importante e allo stesso tempo una grande sfida per le risorse umane. Ma cosa significa realmente questo equilibrio e perché dovrebbe essere una priorità per individui e organizzazioni? Ce lo spiega Mara Cattini, responsabile delle Risorse Umane di Fluida, in questa intervista realizzata per spiegare in che modo è possibile prendersi cura del benessere del dipendente e quali risultati ha portato in Fluida.

Mara, spiegaci cos’è il work-life balance

Faccio un passo indietro perché ritengo sia indispensabile raccontare lo scenario e il perché si è arrivati a questa nuova tendenza. Fino a poco tempo fa, lo stereotipo della persona vincente e ambiziosa nel lavoro prevedeva che ne fosse completamente avvolta, senza più vita privata, stressata, in grado di lavorare anche più di 12 ore al giorno, queste caratteristiche ne definivano sia il successo, sia l’autorevolezza. Si è riscontrato però che questo eccessivo attaccamento al lavoro (volontario o indotto), con orari prolungati e la costante concentrazione su problemi lavorativi, può provocare importanti sintomatologie psicofisiche indotte dallo stress come:

  • disturbi del sonno
  • irritabilità 
  • ansia 
  • calo della produttività
  • difficoltà di concentrazione

Non nego che in molte realtà il vissuto sia ancora questo e che alcuni meccanismi siano difficili da scardinare, basti pensare a tutti quegli annunci di lavoro che specificano frasi come “buona gestione dello stress”, “resistenza allo stress” e richieste di tempo extra per estenuanti straordinari. È difficile sradicare il pensiero che se non si è stressati si produce poco. Però le cose stanno cambiando, è innegabile.

Chi si affaccia oggi al mondo del lavoro, ha ben presente l’importanza che riveste riuscire a trovare un giusto equilibrio tra vita privata e lavorativa, con una maggior consapevolezza del proprio benessere. Volendo riassumere la domanda, il work-life balance è proprio la ricerca e il raggiungimento di questo equilibrio, che se per il lavoratore consiste nella scelta di un lavoro che lo renda possibile, per le aziende e in particolare le HR, si traduce in svariate attività che consentano alla persona di gestire serenamente il proprio lavoro.

Qual è stato secondo te il punto di svolta?

Si parla di work-life balance da un po’ di anni, anche se molte aziende se ne occupano più dal punto di vista teorico che pratico. Tra le prime a interrogarsi sul benessere del dipendente posso citare IBM, Google e Johnson & Johnson, da allora molte altre multinazionali hanno seguito l’esempio. Ma la vera svolta ritengo sia arrivata con la pandemia di Covid e il repentino cambio di fruizione del lavoro. Persone abituate a lavorare tutti i giorni in presenza, con lunghi straordinari e ancor più lunghi tragitti per raggiungere il lavoro, improvvisamente hanno iniziato a lavorare da casa, con un risparmio di tempo notevole da dedicare a se stesse, potrei dire che è stata una riscoperta della preziosità del proprio tempo, acuito anche da un sentimento di fragilità che purtroppo la pandemia ha fatto nascere in molti di noi. Si è passati ad una maggiore consapevolezza dell’importanza dei propri spazi, al quale molti non hanno più voluto rinunciare. 

Tuttavia lo smart-working si è tramutato per alcuni in un’arma a doppio taglio, le aziende con una minor sensibilità nei confronti del dipendente hanno completamente trascurato il diritto alla disconnessione, lasciando i dipendenti a lavorare anche in orari extra lavorativi senza alcun controllo. 

Pensi che il work-life balance oggi sia più importante della carriera? 

Assolutamente no. Capisco che molte realtà, specialmente quelle di vecchio stampo, siano portate a pensare che se si ricerca un maggior equilibrio con la vita privata e più tempo da dedicare a se stessi, significa avere poca ambizione e quindi di voler sacrificare la carriera, in realtà recenti studi hanno dimostrato che semplicemente è cambiata la modalità con la quale le persone si aspettano di fare carriera. Del resto come accennavo prima, una persona in buona salute psicofisica è anche più produttiva.

Hai parlato di “diritto alla disconnessione”, ci spieghi cosa significa?

Certamente, il diritto alla disconnessione è la capacità di un lavoratore di disconnettersi dal lavoro e dalle responsabilità senza subire ripercussioni negative, evitando di rispondere a e-mail, messaggi o chiamate di lavoro durante il tempo libero, i fine settimana o le vacanze.

Il concetto di diritto alla disconnessione è figlio dell’era digitale, in cui i confini tra lavoro e vita privata possono assottigliarsi notevolmente per via della costante connettività, generando stress, esaurimento e uno squilibrio tra vita e lavoro. Il tema è diventato talmente importante da trasformarsi in legge in molti paesi. In Italia al momento è disciplinato dalla Legge 22 maggio 2017, n. 81 che definisce le regole per lo smart-working. Per chi volesse approfondire questo tema consiglio la lettura dell’articolo “Diritto alla disconnessione: significato e situazione in Italia”.

Perché negli ultimi anni l’attenzione verso il dipendente è aumentata così tanto?

Una delle ragioni è da attribuirsi al fatto che molte aziende hanno iniziato a riscontrare difficoltà ad attrarre talenti per ricoprire determinati ruoli. Le nuove generazioni sono meno avvezze a concepire un lavoro “per sempre” come accadeva un tempo, il ricambio è più rapido e quando le condizioni lavorative non sono ottimali, è più facile cambiare. Mentre un tempo si era disposti a scendere a compromessi pur di ottenere o mantenere il lavoro, ora c’è una maggior attenzione al proprio benessere: lo stipendio non è più l’unico elemento che determina la decisione, lo sono anche i valori dell’azienda, il coinvolgimento e la proattività

Come già detto, il covid ha amplificato questo cambiamento, offrendo un punto di vista differente del lavoro, non a caso in molti hanno dato le dimissioni quando le aziende, a fine pandemia, hanno iniziato a chiedere il ritorno in presenza totale

Molte aziende dovrebbero riflettere maggiormente sui vantaggi del lavoro ibrido, uffici più piccoli, maggior risparmio energetico e lavoratori più soddisfatti: un bilancio sicuramente positivo.

Quali attività avete previsto in Fluida per garantire un buon work-life balance?

La prima cosa che abbiamo cercato di ottenere in Fluida è garantire una discreta flessibilità oraria, permettendo alle persone di gestire l’ingresso e l’uscita a seconda delle necessità, con un lasso di tempo in cui è possibile timbrare, senza dover ricorrere a permessi o ferie.

Grazie al lavoro ibrido le persone possono lavorare da remoto due o tre giorni a settimana, richiedendo la presenza fisica negli stessi giorni in cui sono presenti le persone del proprio team per agevolare le attività, pur mantenendo una certa flessibilità per agevolare i bisogni improvvisi. Devo precisare che il software di Fluida è di grande supporto, perché ci permette di gestire tutto il processo in modo semplice direttamente dalla nostra app.

Inoltre alcuni contratti sono full remote, per offrire l’opportunità di lavorare in Fluida a persone che vivono lontano, e a Fluida di non limitare la ricerca dei talenti esclusivamente a Milano e hinterland. Naturalmente chiediamo la disponibilità a recarsi in sede ogni due mesi circa, per garantire un equilibrio e un confronto con i colleghi che lavorano anche in presenza.

Quali altri benefit fornite per il benessere dei dipendenti?

Pur essendo una startup abbiamo le idee molto chiare su come garantire il benessere delle persone che collaborano ogni giorno con Fluida. Uno dei benefit di cui andiamo molto fieri riguarda il welfare aziendale, si tratta di un credito a disposizione di ogni lavoratore, non cumulabile, che viene erogato una volta all’anno da spendere in servizi. Accedendo ad uno specifico portale è possibile acquistare servizi come:

  • asili
  • baby sitting
  • attività sportive
  • viaggi
  • benessere
  • badanti per anziani e disabili
  • corsi di formazione 
  • servizi vari

A seconda del livello contrattuale forniamo anche i buoni pasto, utilizzabili per fare la spesa al supermercato o per pranzare nelle giornate in presenza, e abbiamo attivato diverse convenzioni con svariate strutture che offrono sconti e incentivi in diversi campi, non solo per la pausa lavorativa, ma anche per il tempo libero.

Offriamo anche un’interessante opportunità a chi decide di utilizzare il PC personale per il lavoro – naturalmente deve essere un dispositivo consono, con la possibilità di creare un account dedicato – in pratica garantiamo un rimborso annuale che può essere speso per acquistare servizi. Una scelta sostenibile che è stata pensata per sensibilizzare le persone a ridurre il numero di dispositivi presenti nell’ambiente.

Come viene gestito il lavoro per garantire un buon work-life balance?

In Fluida abbiamo una policy molto attenta riguardo agli orari di lavoro, lo straordinario per noi deve essere veramente straordinario, in pratica deve essere supportato da una valida ragione, come un’urgenza che richiede ore extra, ma non può diventare un’abitudine giornaliera, altrimenti significa che il flusso di lavoro non è adeguato ed è necessario intervenire per trovare soluzioni per mantenere un carico di lavoro adeguato. In Fluida le persone lavorano le ore prestabilite.

Nella struttura dove si trova la nostra sede, abbiamo anche una palestra con piscina e spa a disposizione di tutti i dipendenti che permette un risparmio notevole a chi vuole tenersi in forma. È fruibile da parte di tutti, in orari pre o post lavoro e anche nei weekend, un grande supporto per poter fare attività fisica senza perdite di tempo e senza lo stress degli spostamenti. 

Ritieni che le aziende si stiano attivando per gestire il work-life balance? 

Ci sono molte realtà innovative che stanno lavorando a fondo per offrire un buon work-life balance ai dipendenti. Anche se, come accennato prima, alcune aziende stanno invertendo la tendenza, in particolare per quanto riguarda lo smart-working chiedendo un ritorno totale in presenza. Si tratta di realtà vecchio stampo che fanno fatica ad accettare il cambiamento e che in genere hanno il più alto tasso di ricambio del personale. 

Nonostante ciò, secondo l’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), l’Italia è fra i primi posti nella classifica mondiale dei Paesi che garantiscono un ottimo equilibrio tra vita professionale e vita privata, un dato positivo che speriamo di riuscire a mantenere.

Per concludere il mio parere è che anche se si è già fatto molto, c’è ancora tanto da fare. Il cambiamento è una tendenza irreversibile, sta alle aziende comprendere come adeguarsi per non rischiare di diventare il fanalino di coda. In futuro sarà sempre più importante determinare politiche che possano garantire e disciplinare il benessere del dipendente e gli scenari sono davvero molteplici. Fluida è pronta ad accogliere la sfida.