Differenze tra Smart Working, Remote Working, Flexible Working: facciamo chiarezza

24 Gennaio 2019

È passato ormai più di un anno dall’approvazione della legge n°81/2017 che regolamenta in Italia un fenomeno sempre più in crescita nelle aziende di tutto il mondo: lo smart working.

Questa dinamica, che andremo a descrivere in dettaglio nelle prossime righe, si inserisce all’interno di un ampio elenco di termini, ancora poco chiari e accompagnati dalle relative tendenze, che hanno modificato significativamente il mondo del lavoro.

Smart Working, Remote Working, Flexible Working, Coworking, nomadismo digitale e altri, sono solo alcuni dei concetti di cui sentiamo spesso parlare, a volte erroneamente usati come sinonimi.
Nonostante siano temi correlati non vanno confusi tra loro.

Inquadrare il fenomeno

L’evoluzione tecnologica di cui siamo testimoni abilita nuove opportunità che stanno profondamente trasformando le nostre abitudini lavorative, storicamente legate al tempo dedicato e al luogo in cui l’attività viene svolta.

Si parla di trend ormai consolidati, come conferma la ricerca svolta dall’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, che dimostra la sostanziale crescita degli smart worker in Italia: 480.000 con un incremento del 20% rispetto allo scorso anno.

Oltre il 50% delle grandi aziende ha già applicato o sta adottando una strategia in merito.

Nuovi temi e dinamiche trovano spazio all’interno di ambienti innovativi, studiati su misura, ma che necessitano ancora di qualche chiarimento e differenziazione:

Flexible working

Flexible working è il modo in cui si definisce ogni modalità di lavoro che non coincide con una programmazione classica che vede il dipendente impegnato full-time in una sede definita.

Possiamo vederla come una macro-categoria, sotto la quale risiedono tutti i fenomeni descritti in questo articolo. Il motivo per il quale queste forme di impiego stanno avendo così tanto successo, risiede nella loro filosofia: è un modo di lavorare che si adatta ai bisogni delle persone e del business.
Una modalità di lavoro flessibile, per esempio, può permettere di comprimere i compiti di una settimana in un numero minore di giornate con orari prolungati, a seconda delle proprie necessità.

L’introduzione di un qualunque tipo di flessibilità è un primo passo che avvicina le esigenze della persona alle necessità di produttività dell’azienda.

Remote working

Il “Remote Working” è, semplicemente, una caratteristica del flexible working che indica la possibilità di svolgere la propria mansione da uno spazio diverso dalla classica sede contrattuale di lavoro.

Non è quindi necessario recarsi tutti i giorni sul luogo di lavoro, potendo lavorare da remoto in un coworking, un bar o, più comunemente, da casa.

Già conosciuto da tempo in Italia come telelavoro, ha avuto una diffusione sempre maggiore grazie alla crescita di internet a banda larga e le ormai innumerevoli piattaforme di videochiamata e screensharing (Skype, Hangouts, Slack, Cisco, Facetime,..), strumenti potentissimi per il “remote worker”, che riducono al minimo la necessità di incontrare fisicamente i suoi colleghi, clienti e fornitori.

Smart working

È la normativa stessa a darci la definizione di Smart Working:

una “modalità flessibile di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato allo scopo di incrementare la produttività e agevolare la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro”.

In altre parole, il dipendente e l’azienda possono accordarsi adottando la modalità dello smart working e spostando quindi il focus sugli obiettivi da raggiungere, invece di basarsi sul rispetto di un preciso orario di lavoro.

Per fare ciò è necessario un cambiamento culturale e organizzativo che prevede, tipicamente, 3 aspetti fondamentali:

  • L’impiego di tecnologie che favoriscano la collaborazione e la partecipazione dei collaboratori
  • Il ripensamento della relazione tra lavoratori e azienda, nonché dei modelli di leadership
  • La revisione degli spazi fisici che non si limitano più a un singolo ufficio ma comprendono nuove possibilità (coworking, remote working, ecc.)

Il lavoro “agile”

Nell’introduzione dello smart working e conseguente revisione delle modalità organizzative, molte aziende stanno introducendo il framework agile.

Questa metodologia, nelle sue varianti (Kanban e Scrum) aiuta a definire precisamente le attività da svolgere e gli obiettivi nel tempo, permettono spesso di migliorare la produttività e di monitorare i risultati.
Grandi obiettivi vengono scomposti in attività sempre più piccole fino a rendere possibile monitorare la velocità con cui vengono svolti i compiti più semplici.

I benefici

L’obiettivo di queste dinamiche è infatti quello di trovare un equilibrio tra vita lavorativa e vita privata, perseguendo allo stesso tempo un incremento della produttività.

La riduzione dei giorni di presenza in ufficio ha impatti positivi sul traffico, sull’inquinamento, sul livello di stress, in sostanza sui grandi problemi della società industrializzata.

Non esiste una formula sempre efficace, ogni settore e ogni azienda ha le sue peculiarità. Di certo le tecnologie stanno stimolando  la rottura di alcuni schemi che sono durati per decenni e chi saprà sfruttare al meglio i nuovi scenari avrà un vantaggio competitivo non indifferente.