Contratto a tutele crescenti: cosa prevede e come funziona davvero

4 Giugno 2025

Introdotto con il Jobs Act nel 2015, il contratto a tutele crescenti (CTC) ha rappresentato un punto di svolta nel mercato del lavoro italiano. Il suo obiettivo? Creare un equilibrio tra la flessibilità richiesta dalle imprese e la tutela dei lavoratori, introducendo un meccanismo più prevedibile in caso di licenziamento.

Vediamo nel dettaglio cos’è, a chi si applica e come funziona nella pratica.

Cos’è il contratto a tutele crescenti

Il contratto a tutele crescenti è una forma di contratto a tempo indeterminato introdotta con il Decreto legislativo n. 23 del 4 marzo 2015, nell’ambito della riforma del lavoro nota come Jobs Act.

Questa tipologia contrattuale si applica a tutti i lavoratori assunti dal 7 marzo 2015 con contratto a tempo indeterminato. La sua particolarità? In caso di licenziamento illegittimo, non è prevista la reintegrazione automatica, salvo casi eccezionali: viene invece riconosciuta un’indennità economica, il cui ammontare cresce con l’anzianità di servizio.

L’obiettivo del legislatore è stato quello di semplificare le procedure in caso di cessazione del rapporto, evitando lunghe e complesse controversie legali.

Come funziona il contratto a tutele crescenti

A differenza del regime previsto dall’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori, che garantiva spesso la reintegrazione del lavoratore, il contratto a tutele crescenti introduce un sistema indennitario.

In caso di licenziamento illegittimo, il datore di lavoro non è obbligato a reintegrare il lavoratore, salvo che si tratti di:

  • Licenziamenti discriminatori o nulli (per età, sesso, religione, maternità, ecc.)
  • Licenziamenti disciplinari basati su fatti inesistenti

Negli altri casi, il lavoratore riceve un’indennità economica pari a due mensilità della retribuzione per ogni anno di servizio, con un minimo di 6 e un massimo di 36 mensilità (art. 3 del D.lgs. 23/2015).

Questo sistema garantisce maggiore prevedibilità e riduce l’incertezza per entrambe le parti.

A chi si applica

Il contratto a tutele crescenti si applica:

  • Ai lavoratori assunti a tempo indeterminato dal 7 marzo 2015 in poi
  • A chi ha trasformato un contratto a termine o di apprendistato dopo tale data
  • Ai lavoratori coinvolti in un trasferimento d’azienda

Aziende con più o meno di 15 dipendenti

In caso di aziende con oltre 15 dipendenti, l’indennità prevista varia da 3 a 6 mensilità per ogni anno di anzianità.

Per le aziende sotto i 15 dipendenti, si applica comunque la disciplina delle tutele crescenti, ma con un tetto più basso: l’indennità economica è compresa tra 2 e 6 mensilità.

Firma di un contratto di lavoro a tempo indeterminato tra datoridi lavoro e dipendente, in un ufficio moderno

Licenziamento e conciliazione agevolata

Uno degli strumenti introdotti per semplificare la gestione dei contenziosi è la conciliazione agevolata, disciplinata dall’art. 6 del D.lgs. 23/2015.

In pratica:

  • Il datore di lavoro può offrire al dipendente, entro i termini di legge, un assegno circolare pari a una mensilità per ogni anno di servizio, tra un minimo di 3 e un massimo di 27 mensilità.
  • L’importo non è imponibile fiscalmente e non è soggetto a contributi previdenziali.
  • Se il lavoratore accetta, il rapporto si chiude consensualmente e non sarà possibile impugnare il licenziamento.

È una modalità che consente all’azienda di ridurre sensibilmente il rischio di cause lunghe e costose per entrambe le parti.

Perché si chiama “a tutele crescenti”?

La logica di fondo è semplice: più aumenta l’anzianità del lavoratore, maggiore è la protezione in caso di licenziamento.

Questo approccio ha l’obiettivo di incentivare rapporti stabili e duraturi, senza tuttavia vincolare in modo rigido l’azienda. È una formula che bilancia due esigenze spesso opposte: sicurezza per il dipendente e flessibilità per l’impresa.

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Tutto questo con la massima sicurezza e nel pieno rispetto della normativa vigente, compresa la disciplina sui contratti a tutele crescenti.

L’approccio alla gestione del lavoro stabile

Il contratto a tutele crescenti rappresenta una delle principali e controverse riforme del lavoro in Italia degli ultimi anni. Ha cambiato profondamente l’approccio al contratto a tempo indeterminato, rendendolo più flessibile ma anche più chiaro nelle sue conseguenze in caso di cessazione del rapporto.

Per le aziende significa poter pianificare e gestire le risorse con maggiore trasparenza

Referendum 2025, come può cambiare il contratto a tutele crescenti

Il tema del contratto a tutele crescenti, che ha diviso l’opinione pubblica, è tornato al centro del dibattito pubblico in vista del referendum abrogativo previsto per l’8 e 9 giugno 2025. Uno dei quesiti proposti riguarda infatti la possibilità di modificare o abrogare la disciplina introdotta dal Decreto Legislativo n. 23/2015, che ha ridefinito le tutele applicabili in caso di licenziamento illegittimo. L’esito del voto potrebbe portare a un cambiamento significativo nel panorama normativo del lavoro subordinato a tempo indeterminato, incidendo sia sulle strategie delle aziende che sulle garanzie per i lavoratori. In attesa dell’esito referendario, resta fondamentale per imprese e professionisti HR monitorare gli sviluppi e garantire una gestione conforme dei contratti, supportata da strumenti digitali affidabili come Fluida.